In questo periodo siamo costretti a casa e quindi possiamo dedicarci alla lettura.
Una delle letture consigliate dall’associazione CLAM International è il libro Oltre di Vojsava Caushaj, in arte Savah, un’autrice di origine albanese che vive da anni a Taranto, nella nostra città.
Buongiorno Savah, e benvenuta. Raccontaci del tuo libro, come mai hai deciso di scrivere la storia della tua vita?
Grazie Francesca. Ho deciso di scrivere questo libro che in un qualche modo mi ha accompagnato, mi è stato molto vicino, perché la mia vita è stata abbastanza insolita. Nel libro racconto tutta la mia vita, dall’infanzia, tutta la strada che ho fatto nel mio paese d’origine, il mio viaggio da immigrata, fino a diventare una musa d’artista quasi senza veli. La mia è una storia con tante storie dentro, quindi valeva la pena raccontarla!
Infatti la tua è una storia di resilienza, di chi è riuscito a trasformare un’esperienza difficile in un periodo per il tuo paese, in cui hai sofferto prima la dittatura, poi della rivoluzione. Ora sei in Italia già da parecchi anni, ma che cosa sapevi dell’Italia quando eri in Albania?
Mi sentivo quasi italiana, diciamo. Parlavo l’italiano quasi come oggi, seguivo il cinema, la musica come tanti albanesi. L’Italia è stata la grande finestra di tanti albanesi.
È stato questo che ti ha portato alla decisione di lasciare il tuo paese? Che cosa ti ha indotto ad emigrare?
Dovevo trovare un posto oltre. L’Italia mi dava proprio quella quella sicurezza sentivo come ho detto dall’inizio quasi italiana.
Il tuo essere donna, ma in una condizione di disabilità, ti ha condizionato nelle esperienze che hai fatto?
Certamente la disabilità mi ha impedito in tanti percorsi, ma nello stesso tempo mi ha protetta, è stata una bella corazza che mi ha permesso di condurre il viaggio della mia vita lentamente, quasi gustandolo.
Hai vissuto da clandestina il primo periodo della tua vita in Italia, poi però sei riuscita a avere i documenti ed essere riconosciuta cittadina italiana. Ti sei sentita molto discriminata, emarginata in Italia?
Certamente all’inizio mi sentivo quasi una fuorilegge. Poi, una volta realizzata, la passione e la voglia di farcela mi ha fatto addirittura sentire a volte anche molto protagonista.
Abbiamo letto della tua esperienza a Roma e poi in altre città della Puglia. Ma che cosa ti ha portato a fermarti a Taranto?
È vero, appena arrivata abitavo nella caput mundi, come scrivo anche nel libro, e poi quasi per caso sono venuta a Taranto. Non nascondo che i profumi di questa terra, il mare mi facevano sentire molto vicino alla mia casa. Infatti abito anche di fronte al mare, e quasi la guardo, quasi la sento. Questo ha fatto sì che non ci pensassi due volte a fermarmi qua.
Nelle nostre conversazioni tu citi molte volte, e anche nel tuo libro lo fai, le donne che hanno ispirato la tua vita, le tue letture, donne artiste. Tu ti senti trasgressiva come alcune delle donne che ami?
Certamente mi mi sento vera come loro, coraggiosa come loro, mi riconosco nel loro dolore, nel fatto di essere vere grazie anche all’arte, perché tante di loro sono anche muse come me, finché ne ho avuto la fortuna.
Trasgressiva? No, assolutamente. Io penso che non a caso queste donne sono tutte miti per tante donne, non solo per me. Semmai questa cosiddetta trasgressività ha portato alla femminilità.
Tu credi che la scrittura quindi sia una forma d’arte capace di migliorare le persone, la vita degli uomini e delle donne?
Assolutamente sì. Una persona che vive la vita con passione assolutamente dovrà marcare questo vissuto così intenso, e a sua volta, attraverso la scrittura, rallegra e coccola di più la sua anima e la sua vita, la rende assolutamente molto più bella e migliore.
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