Non so cosa sia: Diario di una rinascita – Intervista a Elvira Nistoro

Mercoledì 15 Febbraio alle 19, presso lo Spazio CLAM, presenteremo il libro Non so cosa sia: Diario di una rinascita, vincitore del premio Marta Redolfi di Quia Edizioni.

Francesca Di Ponzio ha intervistato l’autrice Elvira Nistoro

Elvira, tu esprimi immediatamente all’inizio del tuo racconto il peso del pensiero. Secondo te, quando il pensiero diventa un nostro nemico?

Pensare è umano, ma il pensiero diventa problematico quando diventa ricorrente e si tramuta quasi in ossessivo. 

Quando ci accompagna durante tutta la giornata e anche la notte, diventa un vero e proprio problema perché non non riesci a trovare una via d’uscita.

Aver scritto questo libro sembra essere stato terapeutico. La narrazione si sdoppia nel racconto e segue due percorsi paralleli che si riconciliano alla fine.

Sì, sono fondamentali perché non potevo raccontare neanche a me stessa questa dualità tra possibile e impossibile.

Per me, il possibile è tutto quello che noi possiamo modificare, invece l’impossibile è tutto quello che abbiamo all’interno, quello che in psicologia viene chiamato il nostro io

Viaggiano su binari diversi però devono per forza poi incontrarsi per dare vita a quello che noi siamo in realtà.

Quanto è importante per te riuscire a chiedere aiuto e trovare il giusto terapeuta?

Chiedere aiuto non è mai facile perché purtroppo ci sono ancora molti tabù che riguardano la psicologia.

Io invece penso che dovrebbe essere normale perché nella mente è racchiuso tutto quello che abbiamo dentro: come dico nel mio libro, la mente è il fulcro di tutto.

La metafora dell’acqua viene utilizzata da te all’inizio e chiude in qualche modo il racconto.

Cito l’acqua più volte perché ha un significato simbolico importante.

Quando la bambina parla dell’acqua è una richiesta che non sa fare, perché non è sempre facile comunicare.

Nello stesso tempo, l’acqua per me suscita una sensazione di paura perché è immensa, non si può contenere.

L’acqua è ciò di cui la bambina ha bisogno all’inizio, e quello che alla fine del racconto invece impara a porgere agli altri. Questo è il tema dell’amore.

Sì, sono arrivata alla consapevolezza che è necessario prima di tutto sviluppare un amore per sé stessi.

Infatti, amando me stessa riesco a superare meglio alcuni momenti della vita, e riesco anche ad amare con più sincerità anche gli altri e ad aiutarli nella loro vita.

Questo è un racconto molto al femminile: pensi che possa lanciare un messaggio in particolare alle donne?

Sì noi donne pensiamo molto, siamo sensibili e forse vogliamo essere super, quindi mamme, donne, mogli, amanti, sorelle, madri.

Molte volte, noi donne ci ingabbiamo in relazioni sbagliate, nelle quali però continuiamo a rimanere, oppure nell’accudimento di un figlio ma anche verso i genitori.

In questi casi si instaura un rapporto morboso che non va bene perché il benessere personale non dovrebbe mai mancare.

È importante saper comunicare? In questo racconto io intravedo quanta sofferenza possa aver procurato nella protagonista l’incapacità di comunicare, per paura di sbagliare.

Sì perché in me è molto forte il senso del dovere, e del giudizio. 

Quindi la comunicazione è importantissima, anche se molte volte ci vergogniamo di parlare di un sentimento che può essere anche negativo.


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